martedì 13 ottobre 2015

Virgilio e l'elogio dell'operosità dell'uomo

Nell'episodio dell'approdo di Enea a Cartagine (I libro) Virgilio mette in risalto l'aspetto etico dell'abbellimento della città da parte dei Tiri, facendone emergere il profondo senso di appartenenza e l'orgoglio del loro "costruire" tutti insieme la città. Oggi, a tuo avviso, la città è sentita e vissuta da noi cittadini con lo stesso impegno civico e morale? Cosa faresti, se fossi Virgilio, per risvegliare l'orgoglio civico dei palermitani?

32 commenti:

  1. Devo ammettere che questo episodio mi ha veramente colpito! Mi è piaciuto davvero tanto vedere Enea a dir poco stupefatto nell'osservare i Tiri che lavoravano insieme, al fine di abbellire la città di Cartagine. Ritengo che certi valori purtroppo si siano persi nel tempo...Volendo fare un confronto tra la popolazione dei Tiri e quella odierna, mi sento in dovere di affermare che la prima sia stata molto più volenterosa rispetto alla seconda. Volenterosa nel cambiare le cose, nel cambiare la loro città, nel cambiare il luogo nel quale avrebbero vissuto i loro figli! Io penso al futuro. Penso che un giorno tutto questo sarà abitato da qualcun 'altro e appunto per questo faccio di tutto per non sporcare le strade, per non inquinare e per rendere, nel mio piccolo, questa città ancora più accogliente per coloro che verranno.

    Buonasera:)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Molto bene, Federica! Concordo pienamente con te .... bisogna pensare allo sviluppo sostenibile delle città in cui oggi viviamo!

      Elimina
  2. In questo episodio vedere la viva ammirazione di Enea per l'imponenza delle nuove opere urbanistiche e per l'operosità della gente che vi lavora,mi ha colpito molto.
    Oggi a mio avviso la città non è sentita e vissuta da noi cittadini con lo stesso impegno civico e morale.
    Vedere noi residenti vivere ogni giorno con colpevole rassegnazione la dura realtà,fatta di vanadalismo e sporcizia,mi fa star male.
    Io penso che Palermo ha bisogno di gente motivata che ama la propria città e ha voglia di cambiarla. Ed è per questo che cerco di rispettare l'ambiente in cui vivo,non solo per me,ma anche per coloro che,in futuro,abiteranno in questa città potendone ammirare le sue bellezze.

    Buonsaera :)
    -Laura

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Bene, Laura! Occorre però fare investimenti oggi per garantire il futuro di una città domani... tu cosa faresti?

      Elimina
  3. Salve prof!
    Nel primo libro, Virgilio paragona i Tiri alle api, insetti laboriosi e collaborativi.
    I cittadini di Cartagine infatti, costruiscono orgogliosi, aiutandosi vicendevolmente, la propria città, e cercano continuamente di arricchire e migliorare quest'ultima con templi, porti e monumenti.
    Purtoppo oggi, non c'è più rispetto per la nostra città: le persone gettano cartacce a terra, i ragazzi imbrattano i muri e danneggiano i tanti monumenti, vengono inquinati il mare e le spiagge, non viene più effettuata la raccolta dei rifuti in alcune zone, e potrei continuare all' infinito.
    Il fatto è che, nonostante Palermo sia una città meravigliosa e storica, ricca di cultura e bellezza, noi palermitani non riusciamo ad amarla, proprio perchè ci sono molte cose che non vanno; questo ci rende, in qualche modo, "cechi".
    Se ognuno di noi cercasse di rispettare e rendere migliore l' ambiente in cui viviamo, cominciando dalle piccole, piccolissime cose, forse potremmo ricominciare ad amare Palermo, e a viverla davvero.
    Se ogni cittadino andasse in giro per la città, e notasse che dietro tutti i mille difetti si cela una così grande bellezza, penso che non giudicherebbe più Palermo una brutta città, ma sarebbe orgoglioso della propria terra.
    Spero che un giorno i palermitani cambieranno, e che, come i Tiri, lavoreranno insieme per far tornare a risplendere la nostra Palermo.
    Buona serata, Chiara.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. *rifiuti
      *ciechi
      Scusi per gli errori di battitura! ;)
      -Chiara.

      Elimina
    2. Ottimo commento! peccato per l'errore grammaticale....cechi!!! CIECHI!

      Elimina
  4. Salve professoressa sono Giorgia Davì.
    Virgilio, in questo 1 libro, descrive i Tiri come un popolo instancabile e perseverante nell’ obiettivo di abbellire la loro città; inoltre li paragona alle api, che sono simbolo di laboriosità e unità.
    La città, nei giorni d’ oggi, non è sentita e vissuta da noi cittadini con lo stesso impegno civico e morale: i parcheggi inesistenti, la viabilità infernale e la sporcizia caratterizzano oggi una città che è stata una perla. Un degrado dovuto agli stessi Palermitani, i quali non gettano l’immondizia negli appositi cestini ed hanno difficoltà nel rispettare i monumenti. Mi auguro che un giorno i Palermitani migliorino nel rispettare l’ ambiente e soprattutto che diventino come i Tiri.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Concordo con l'analisi da te fatta! Le principali responsabilità le abbiamo tutti noi cittadini.

      Elimina
  5. Buonasera prof., sono Elia.
    Personalmente ammiro molto il popolo dei Tiri, che a differenza nostra, aveva un gran senso di campanilismo e profondo rispetto per tutto ciò che gli apparteneva.
    I palermitani, al contrario del laborioso popolo dei Tiri, non hanno alcun rispetto per la propria città e soprattutto non sono assolutamente uniti !
    E' come se la città non ci appartenesse, come se non avessimo nessun attaccamento verso la nostra terra.
    Dovremmo amare Palermo e cercare di farla tornare agli antichi splendori, quando era un centro culturale molto importante, una delle più belle città europee e non solo.
    Il capoluogo siciliano, potrebbe essere fonte di ricchezza per tutta l'isola, infatti grazie ai suoi bellissimi monumenti, dovrebbe richiamare molti turisti, che porterebbero lavoro e benessere.
    Se soltanto pensassimo che la città è la nostra casa.....

    Buona serata

    Elia

    RispondiElimina
  6. C'è un punto in Via Leonardo da Vinci, lì dove le strisce pedonali si incrociano con i binari del tram, dove mi fermo spesso per guardare la città squarciata in due da questa lunga strada, ad attendere che il semaforo torni verde. Specialmente in questo periodo, quando torno dall'accademia fa già buio, ed il cielo diventa di un azzurro rosato evanescente. I fari delle macchine mi scorrono accanto mentre mi appoggio al metallo freddo del palo del tram, e talvolta per diversivo conto la roba rimasta per terra: due involucri del Mc Donald's, un paio di erbacce che escono dai binari, un pezzo di stoffa lacerato... una volta ho visto addirittura una scarpa che galleggiava in una pozzanghera e le ho fatto una foto: aveva un suo strano perché.
    Poi c'è un altro aspetto di Palermo, se si risale lungo la via Notarbartolo, dove è tratteggiata una pista ciclabile tanto per figura. D'Avenia l'ha descritta come una via grandiosa ed importante, ed ancora prima di leggere un suo libro io concordavo già con lui: luci soffuse, lampioni assenti, clacson e suoni indefiniti... nulla da spartire con le grandi città, ma Palermo ha il suo perché. Tutto qui ha il suo perché.
    Forse sono le persone, qui, e non avere il loro perché. Non hanno un posto, non hanno una stabilità, non hanno un'appartenenza. E' come se la volontà di cambiare, di appartenere ad un luogo o di sentirsi a casa fosse andata perduta da tempo. Perché non ci si concede mai il tempo di amare ciò che ci sta attorno, di sentire il suolo dove camminiamo oltre la suola della scarpa, di apprezzare sia i difetti che i pregi di una città grigiastra e scomposta, ma piena di luci e traffico pulsante? Perché non prendiamo l'esempio dai Tiri, e ancora prima di abbellire la nostra città, non impariamo ad amarla?
    "Nata a: Palermo", recita la mia carta d'identità. Tutto questo ha un senso! E' un marchio di appartenenza che non potrò mai scrollarmi di dosso, e che mai vorrò eliminare! Apprezzo questa città perché qui anche la cosa più disordinata ha il suo perché, e ancora prima di vederne i difetti, ne guardo i pregi. Perché se ami qualcuno non pensi a come cambiarlo, bensì a come migliorarlo, e come migliorare insieme. La città ci appartiene, e se quando nominiamo il nostro luogo d'origine la gente storce il naso, la colpa non è di Palermo ma di ciò in cui noi l'abbiamo trasformata! Il difetto sta nelle persone, non nella città.
    L'unico modo per risvegliare un orgoglio civico è imparare ad amare sia se stessi che la propria città, e renderci conto che il suolo urbano è un cuore vivo, reale, pulsante, che sta a noi tenere in vita!
    Buonasera prof. Guardi le luci fuori dalla finestra, prima di andare a letto. Io le chiamo "gli occhi della città".
    -Valeria

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Bellissimo commento! Molto poetico .... Almeno questi occhi scintillanti possiamo ammirarli tutti senza lamentarci troppo ;O)

      Elimina
  7. Salve prof, sono Alessia.
    Io penso che ci stiamo abituando ai difetti di Palermo: alle "bruttezze" che una grande città può presentare. Non ammiriamo più i pregi della nostra città.
    Prendiamo come esempio il Natale qua a Palermo: come altri paesi ci prepariamo a questa festività "addobbando" la città di decorazioni, nei locali le insegne si riempiono di luci colorate facendo molta più allegria.
    Questo è un pregio che si ha qui a Palermo ma se notiamo bene ogni quartiere ci accorgiamo della presenza di cassonetti della spazzatura sempre strapieni e di sacchetti per terra perché gli operatori ecologici non fanno bene il loro lavoro ogni giorno e quindi io più volte, personalmente, per andare da un pezzo di marciapiede all'altro devo otturarmi il naso e scavalcare l'enorme "torre" di sacchi della spazzatura che ci sono sotto casa mia.
    A volte mi domando se non sarebbe bello se un europeo come un inglese, tedesco, spagnolo o francese ammirasse con stupore Palermo per la sua cultura, ordine e pulizia anziché dover sempre sentire che la propria città è sempre sporca, non curata e non apprezzata.
    Ecco, proprio da questi difetti un palermitano perde il proprio orgoglio civico e non riesce più ad apprezzare i pregi che la propria patria ha e gli offre. Per rincominciare ad amare Palermo bisognerebbe non sporcarla e rispettare l'ambiente nel quale si vive....perché no? Non sarebbe bello se si arrivasse a prendere Palermo come una città da imitare?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sarebbe stupendo! E sono sicura che TUTTI faremmo a gara per sentirla nostra.... ma questo si avvererà mai?

      Elimina
  8. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  9. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  10. Salve professoressa.
    Virgilio nel primo libro vuole farci riflettere sul concetto di operosità da parte dei Tiri,uomini volenterosi e felici di costruire insieme la loro città, abbellendola con monumenti e templi.
    Essi infatti vengono paragonati alle api: insetti laboriosi, proprio come loro.
    Penso che oggi,la nostra città non sia assolutamente sentita e vissuta da noi cittadini.
    Mi piace moltissimo Palermo,è ricca di cultura e piena di bellezze naturali, ma purtroppo siamo noi abitanti, incivili e molto menefreghisti, che la roviniamo.
    È davvero incredibile vedere in giro che tutto non va; cassonetti stracolmi di immondizia, traffico e molto altro ancora.
    Spero davvero che noi abitanti possiamo cambiare e migliorarci,perché avere una città stupenda e rovinarla di giorno in giorno è veramente orribile.
    Cordiali saluti

    RispondiElimina
  11. Concordo con te! Palermo è una città bellissima...ma buona parte dei palermitani è veramente scoraggiante per inciviltà!

    RispondiElimina
  12. Salve prof, sono Emanuele.
    Il popolo dei Tiri, o, come li chiameremmo oggi, Cartaginesi, sono un popolo molto laborioso, che dedica anima e corpo alla costruzione della loro nuova capitale, fortificandone le mura, costruendo edifici e preparandosi a decorare i luoghi pubblici.
    Come dice Virgilio i Tiri sono un popolo da rispettare per la loro volontà d'animo e la loro voglia di andare avanti malgrado le difficoltà, in più sono un popolo unito.
    Tutto questo non è certo presente qui a Palermo, dove, per ogni tre operai che lavorano, ve ne sono altri venti che prendono un caffè o parlano tra di loro. Questa è una delle tante cose di cui mi lamento di Palermo: il dire "tanto alla fine...". Odio questa frase, è l'apoteosi del menefreghismo. Palermo è una città storica, dovrebbe essere trattata come tale, dovrebbe essere tenuta al suo stato migliore.
    Siamo la prima colonia romana, per Diana, meritiamoci questo titolo, non dobbiamo far finta che questo luogo non sia nostro, non dobbiamo dire lamentarci per poi non fare niente a riguardo. La città è il luogo dove viviamo, cercarla di tenerla al meglio sarebbe l'unica cosa che potremmo fare per "ripagare il favore".
    Detto questo le auguro una bona serata.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cercare*
      Devo togliere il dire.
      Mi scusi per gli errori prof.
      -Emanuele

      Elimina
    2. E siamo stati anche una bellissima colonia punica ...dovremmo ricordarlo!

      Elimina
  13. Salve prof , sono Salvatore .
    Nell'Eneide il popolo dei Tiri, viene descritto come un popolo, laborioso, che si preoccupava di lavorare al fine di decorare la città, ed innalzare mura, per proteggerla . Oggi invece a Palermo questo interessamento è impercettibile, perchè a ogni cassonetto della spazzatura, in ogni strada, per terra vedo sporco e degrado.Molte volte si da la colpa di questo degrado agli addetti delle pulizie dei luoghi pubblici, perchè fanno male il loro lavoro, ma in realtà, siamo noi che ogni volta che loro puliscono noi sporchiamo in ben che non si dica, e quindi, ogni volta che stiamo per buttare, un fazzoletto, una sigaretta, la carta della merenda o altro dovremmo pensarci due volte prima di sporcare lo spazio che ci circonda, e solo incominciando cosi potremmo un giorno a far risplendere la nostra bella e antica città.
    Buona serata.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Giusta considerazione Slavatore! Occhio alla punteggiatura e agli errori ortografici (si dà la colpa... con accento)

      Elimina
  14. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  15. scusi per la "a" al penultimo rigo.

    RispondiElimina
  16. Salve prof. sono Claudia G.
    Questo episodio, descritto da Virgilio mi è piaciuto molto.
    Il momento che mi ha colpita maggior mente è stato quando Enea descrive il popolo dei Tiri come un gruppo di api laboriose, che lavorano insieme per abbellire e ristrutturare la propria città. Invece ai nostri giorni, la città non è vissuta da noi cittadini nello stesso modo dei Tiri, poiché c'è molto disinteresse: distruggiamo la città e ciò che è già distrutto non viene più ricostruito.
    Ogni cittadino non lavora più in gruppo, ma da solo e per scopi personali.
    Se fossi in Virgilio, scriverei ai Sindaci di ogni città di obbligare i propri cittadini a dare un contributo valido anche se piccolo, come ad esempio evitando di gettare la carta o le cicche di sigaretta per terra.
    Dare la colpa alle istituzioni o al comune e al sindaco non serve a niente se non rispettiamo noi per primi la città in cui viviamo. Collaborazione e mano opera, possono essere di grande aiuto per fare rinascere la città

    RispondiElimina
  17. Salve professoressa.
    In questo episodio emerge, come ha detto lei, l'operosità e l'amore con le quali i Tiri si occupano della loro città, Cartagine. Sentono il bisogno, in qualità di Cartaginesi e padroni della loro città, di ricostruirla e abbellirla.
    Palermo è una città stupenda, piena di storia alle spalle e ne sono la prova tutti i monumenti che la caratterizzano. Le vie del centro storico nelle quali si respira la vera aria di Palermo rappresentano la città di un tempo.
    Purtroppo come già detto dai miei compagni, il vero problema sta nei cittadini diventati ormai menefreghisti della salute della propria città che sta cadendo sempre di più a pezzi. L'unica speranza rimaniamo noi giovani e soprattutto i più piccoli, ed è per questo che trovo utile l'iniziativa messa in atto da alcune scuole di adottare un monumento per prendersene cura, perché è proprio così, educando i bambini a prendersi cura dei nostri tesori, che possiamo sperare di riportare la città allo splendore che merita.

    RispondiElimina
  18. Salve prof, sono Martina Romano.
    A mio avviso la città non è amata e neppure rispettata dai Palermitani. A volte mi disgusta vedere gente che dai finestrini delle macchine butta le cartacce oppure ragazzi che sporcano con bombolette spray i marciapiedi e altro, come se la città fosse un contenitore dell'immondizia.A tutte queste persone mi verrebbe di gridare "Ma non guardate quant'è bella Palermo? Perché non l'apprezziamo di più?".Tutti insieme potremmo renderla molto più bella.
    Buona giornata :)

    RispondiElimina
  19. Casino game menu Archives - Dr.MD
    Casino game menu Archives. 성남 출장마사지 Dr.MD: The first 고양 출장마사지 casino I visited in 원주 출장샵 California. It was a great place for 경기도 출장샵 me to play slots. 상주 출장마사지 I went to the second casino,

    RispondiElimina